Pagina 4 di 11 In condizioni normali tutto viene regolato in modo perfetto. Quando però intervengono fattori psichici negativi, gli automatismi vengono più o meno deviati o allentati, si sregolano le cellule e si squilibrano le ghiandole, gli organi e i tessuti, causando l'insorgenza delle varie malattie. È quindi l'inconscio; il nostro io nascosto che, a causa degli stress, provoca le malattie. È poi lo stesso inconscio che, opportunamente guidato da un'adeguata «psicoterapia del profondo» o influenzato intensamente e a lungo da situazioni o eventi psicologici favorevoli, normalizza le funzioni delle cellule, rafforza le difese organiche e ridà la salute. In tal modo ogni individuo può imparare a gestire la propria salute, dando gli opportuni ordini allo stesso inconscio che li eseguirà fedelmente, come viene chiarito, e suggerito nella terza parte di questo capitolo. La salute è, quindi, dentro di noi e non conviene delegarne la gestione a nessuno. Da millenni ne abbiamo invece incaricato il medico ed oggi, peggio ancora, «un impersonale ordinamento sanitario, che non si limita a curare chi non sta bene, ma fabbrica malati». In tal modo l'umanità è più ammalata che mai in una percentuale tanto più alta quanto è maggiore e più perfetta l'assistenza che gli viene fornita. Rousseau, nel suo «Emilio», sosteneva giustamente che l'uomo nasce buono e diventa cattivo a causa dell'ambiente nel quale è costretto a vivere. Parallelamente si può ben affermare che l'individuo è concepito sano, ma già nel grembo materno soffre e si ammala per una difficile gravidanza, subisce altri danni durante il parto, specie se ad «alto rischio». Dopo la nascita viene oggi quasi sempre privato del sano e gratificante allattamento al seno. Spesso è carente l'affetto materno, essendo la madre quasi sempre indisponibile per dare carezze, attenzioni e gioiose stimolazioni alla propria creatura. Per compenso, non trascura di metterla nelle mani dei medici o peggio ancora, dei pediatri, i quali, per dimostrare la propria bravura e indispensabilità, gli riscontrano una serie di difetti che, da disturbi lievi e passeggeri, diventano malattie gravi e persistenti. Con la necessità quindi di continue e intense cure chimiche, di diete ben dosate e rigorose e di frequenti controlli. A questo punto l'individuo è già fregato: resterà sempre e con legami sempre più solidi, nel regno dei malati, in potere della medicina. Verrà imbottito, non solo di vari rimedi chimici, ma anche di precetti, divieti e raccomandazioni. Di paura cioè e di autosuggestioni negative che lo condizioneranno (assieme alle altre limitazioni impostegli da famiglia, scuola e società sregolate) a non avere mai una vera serenità, spontaneità e libertà. Come è stato detto in altre parti di questo volume, sono ormai molti i medici ed i sociologi che hanno messo a nudo le gravi malattie della medicina, della quale prospettano l'urgenza di un profondo rinnovamento. I rimedi proposti sono tuttavia fumosi, inefficaci o di impossibile attuazione e senza sicure basi scientifiche. Ivan Illich propone di smontare la macchina medica, presentando l'esempio del milione seicentomila «medici scalzi», preparati in poche settimane, che da alcuni decenni controllano, pur con esigui mezzi, la salute dei cinesi. Lo Speciani propone di fare un inventario della medicina attuale, conservando di essa solo ciò che risulta sicuramente utile e innocuo e integrandolo con le medicine ora considerate eretiche che abbiano comprovata efficacia curativa. Anch'egli cita e giudica oltremodo positivo ed emblematico l'esempio dei «medici operai» cinesi. L'idea di una medicina integrata si va diffondendo ogni giorno di più. Perfino in qualche frangia della struttura tradizionale. |