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Saggio: Gli Stress Psichici Causa Di Tutte Le Malattie 1970

Libro: Medicina Anno Zero 1983

Periodico: La Medicina Dell'Avvenire 1980-1988

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Psychic Stress The Cause of all Diseases 1970

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Capitolo V - Le Malattie Cardiovascolari
Indice articoli
Capitolo V - Le Malattie Cardiovascolari
Arteriosclerosi
Cause dell arteriosclerosi
Infarto
Ipertensione
Vasculopatie
Conclusione
Non illusioni fallaci, ma certezze
Impossibile fare del bene

 

 

 

 

 

 

 

Le Malattie Cardiovascolari

 

Non ricordo alcun paziente sofferente di qualunque forma di cardiopatie o di gravi vasculopatie (infarto, trombosi, ipertensione, insufficienza circolatoria, vizi valvolari, miocardiosclerosi con fibrillazione, tachicardia semplice o parossistica, aritmie, ecc.) che non abbia avuto un eccezionale inaspettato miglioramento, spesso la totale guarigione, mediante una sufficiente terapia ipnotica. Riferisco alcuni casi, come mi vengono in mente a conferma di tale affermazione:


Caso N. 1 — Raimondo M. — Infarto del miocardio — Intraprese il trattamento ipnotico, appena dimesso da un reparto di medicina, dopo circa un mese di ricovero. Nel foglio di uscita, oltre alle solite prescrizioni mediche, venivano ordinati due mesi di assoluto riposo. A voce gli avevano detto che dopo i due mesi avrebbe potuto prendere gradualmente un lavoro molto leggero e che stesse attento a non fare lavori di una certa entità. Era naturalmente disperato. Padre di 6 figli, tutti inferiori a 12 anni, era stato fortunato ad aver trovato un lavoro fisso come manovale in un grosso deposito di ferro. Ma si trattava di un lavoro pesante, che non avrebbe potuto più effettuare. Come trovare un lavoro leggero? Come provvedere ai bisogni della sua numerosa famiglia?
Iniziò così la cura con l'ipnosi. Era soggetto ottimo. Dopo poche sedute gli sembrava di non aver avuto mai alcun disturbo, diventò inoltre fiducioso, calmo, mentre prima di ammalarsi, era sempre irritabile e di carattere difficile  anche in famiglia.
Dopo solo quattro sedute, prima anche della scadenza dei due mesi di riposo che gli erano stati prescritti, riprese a lavorare presso la stessa ditta, (e ci lavora tuttora), senza che in parecchi anni abbia avuto più alcun disturbo. Alcuni elettrocardiogrammi praticatigli successivamente furono negativi; tanto che gli fu negata la pensione per invalidità. Il solo svantaggio avuto a causa dell'ipnosi!

Il lavoro al quale è addetto è oltremodo pesante, ma si può dire che il paziente abbia completamente dimenticato di avere avuto un infarto di notevole entità. Non ha preso in tutti questi anni alcuna medicina.

Note: 1) Può sembrare inverosimile che, nell'infarto e in qualunque ischemia del miocardio, possa aversi la completa guarigione. Si spiega tuttavia considerando che con l'ipnosi vengano eliminati tutti gli spasmi che, oltre al trombo, escludono l'arteria e i capillari sanguigni, (alla stessa maniera con cui si verifica nel morbo di Reynaud e nell'endoarterite obliterante). In tal modo, eliminati gli spasmi e dilatati i capillari, la gittata del sangue aumenta e invade tutti i vasi sanguigni egli stessi capillari, prima spastici, vengono utilizzate tutte le anastomosi, riaperte le vie collaterali, in modo da ripristinare la circolazione in tutti i distretti del cuore.
2) Secondo la mia esperienza si può ritenere che l'ipnosi, nella maggior parte degli infarti, sia del cuore che del cervello, in tutte le ischemie e nell'angina pectoris, darebbe un netto miglioramento e in molti casi la completa guarigione. Nella maggior parte dei pazienti si eviterebbero le recidive, ossia altri attacchi di infarto, perché con l'ipnoterapia si eliminerebbero anche le cause, ossia l'ansietà e gli altri fattori psichici negativi.
Usando largamente l'ipnosi anche solo per curare, fin dai primi segni, la malattia coronarica, si salverebbero più vite umane e si restituirebbero e manterrebbero nella piena attività lavorativa un numero maggiore di individui di quanto sia possibile con le unità coronariche e con tutte le altre terapie più avanzate oggi in uso. E in più con un enorme risparmio di spesa.

Caso N. 2 — Adriano G. — Anni 67, diabetico (circa 80 unità di insulina al giorno).
Seppi che era stato ricoverato per un grave primo infarto. Eravamo in ottimi rapporti di amicizia da molto tempo. Vari anni prima gli avevo praticato alcune sedute di ipnosi allo scopo di guarire o almeno migliorare il suo diabete che era di notevole gravità.
Nonostante gli avessi praticato solo tre sedute (per varie circostanze si era dovuta interrompere la cura) mi aveva in seguito comunicato che ne aveva avuto un notevole beneficio: aveva acquistato una maggiore calma e sicurezza nella sua attività e aveva dovuto sia pure transitoriamente, diminuire la dose giornaliera di insulina da 80 a 25 unità.

Gli feci all'ospedale una visita di cortesia ed ebbi il piacere di trovarlo molto migliorato ed in buono stato. Dopo qualche settimana mi fece telefonare per pregarmi di praticargli alcune sedute di ipnosi. Andai e lo trovai in condizioni disperate. Aveva avuto un secondo infarto più grave del precedente. I medici curanti avevano avvertito i familiari che c'erano poche probabilità che si salvasse. Lo trovai con l'ossigeno, congesto, con la fleboclisi e il monitor davanti al lettino.
Gli praticai subito l'ipnosi, lo risvegliai e mi disse che si sentiva assai meglio. Lo indussi in ipnosi di nuovo e lo lasciai assopito. Quando ripassai dopo qualche ora, lo ritrovai calmo, fiducioso; gli avevano tolto sia l'ossigeno che il monitor. Dopo alcune altre sedute di ipnosi venne dimesso e dopo alcuni anni continua a star bene. Non ha avuto mai più alcun disturbo al cuore.

Note: 1) Non esiste alcun farmaco o altro accorgimento o mezzo terapeutico per far regredire l'infarto e neanche per impedire che si verifichi un secondo infarto o mentre è ancora in clinica, o dopo dimesso.
2) L'ipnosi infatti agisce sia normalizzando la psiche e la crasi sanguigna, sia eliminando gli spasmi rendendo facile la formazione si sufficienti circoli collaterali.

Caso N. 3 — Infarto del Miocardio (riferito nel N. 3, 1974 della Rivista Internazionale di Psicologia e Ipnosi di Marco Marchesan, da Giovanna Fragola, psicologo ipnotista piemontese).
La Fragola, dopo aver constatato che i soggetti colpiti da infarto miocardico sono fondamentalmente degli ansiosi e che la trance ipnotica ha un'azione distensiva, e favorisce l'instaurarsi dell'equilibrio vago - simpatico, così descrive questo caso: «Partendo da queste premesse ho preso in cura un infartuato di anni 51, medico, con un pregresso infarto miocardico posteriore risalente a 8 anni prima, e che all'inizio del trattamento ipnoterapeutico accusava alcuni postumi di non grave entità, consistenti in algie precordiali, senso di calore e formicolio al braccio sinistro, costrizione retrosternale durante gli sforzi, specie nel salire le scale. Questo paziente, inoltre, da circa dieci anni, era solito prendere ogni sera una compressa di sonnifero; altrimenti gli riusciva impossibile addormentarsi, e con una certa frequenza doveva prendere dei tranquillanti, fatto questo che denota un certo stato di ansia preesistente all'infarto.
Fin dalla prima seduta, il soggetto accusò un notevole senso di rilassamento e di benessere, che andò accentuandosi col progredire del trattamento. Dopo la terza seduta, smise completamente l'uso dei tranquillanti e dei sonniferi; anche i disturbi lasciati dall'infarto cominciarono ad attenuarsi per scomparire del tutto verso la decima seduta. Ho sospeso del tutto la farmacoterapia a base di vasodilatatori coronarici, perché ora gli danno un certo fastidio, provocandogli notevoli cefalee mentre prima del trattamento questo non accadeva; continua soltanto) cicli di cura a base di chiarificanti ripetuti durante l'anno, associati a miocardiotrofici».
La Fragola riferisce che dopo l'ipnoterapia l'ansia è completamente regredita; il soggetto svolge un'attività piuttosto intensa, riposa tranquillamente durante tutta la notte e gode di un perfetto benessere fisico. Le sedute vengono continuate periodicamente, dietro richiesta dello stesso paziente.
«Di fronte a questi risultati così incoraggianti, conclude la Fragola, confermati da esperimenti di altri ipnologi, si è indotti a pensare se non sia il caso di raccogliere questi soggetti, purtroppo molto numerosi, ed attuare una psicoterapia di gruppo, in ipnosi e anche a veglia, magari dopo aver attuato qualche seduta di psicoterapia individuale per risolvere la problematica strettamente personale del soggetto».

Caso N. 4 — Francesco S. — Sottufficiale dell'esercito, sui 59 anni, in pensione. Mi presentò, in occasione della prima vista, il referto di un primario cardiologo, che riassumeva così le sue condizioni: «Grave insufficienza circolatoria degli arti inferiori, più accentuata a destra. Miocardiosclerosi con fibrillazione atriale. Si consiglia la chirurgia vascolare» . Aveva a entrambe le gambe e ai piedi un edema imponente che si estendeva all'addome. Non poteva percorrere a piedi più di un centinaio di metri. Era già stato prenotato per l'intervento di chirurgia vascolare in un Ospedale di Sassari. Continuava a praticare quotidianamente i diuretici e un'intensa terapia farmacologica per il cuore e le arterie. Qualcuno gli aveva consigliato di tentare la mia cura prima dell'intervento. Mi confessò che non nutriva fiducia che l'ipnoterapia potesse apportargli qualche giovamento.
Risultò scarsamente ipnoreccettivo. Ci vollero perciò parecchie sedute prima che avvertisse un sensibile miglioramento. Finalmente un giorno si presentò alla cura più rasserenato e fiducioso; era diminuito notevolmente l'edema, e poteva camminare un pò di più. Gli praticai parecchie altre sedute: forse varie decine. Gli terminai la cura con notevole miglioramento e dopo avergli insegnato a praticarsi l'autoipnosi.

Si presentò al mio studio dopo alcuni mesi, raggiante e mi esibì un recente referto dello stesso primario cardiologo che l'aveva sempre controllato e curato. Vi si leggeva: «Nessuna insufficienza circolatoria all'arto inferiore destro; permane una lievissima insufficienza alla gamba sinistra. Nulla da rilevare al cuore». Aggiunse che era contentissimo: poteva fare a piedi il giro di tutta la città senza stancarsi per nulla. L'ho rivisto varie volte anche in questi ultimi due anni. Non ha mai più accusato alcun disturbo nè al cuore nè alla circolazione.

Note: 1) Si tratta di un caso veramente eccezionale e dimostrativo. Non credo sia stata mai ottenuta alcuna guarigione come questa, né con le terapie della medicina ufficiale né con i metodi dell'Altra Medicina.
2) I casi precedenti riferiti di guarigione da infarto; il presente caso e quello di altri pazienti affetti da grave insufficienza circolatoria e tuttavia guariti con l'ipnosi, dimostrano che l'arteriosclerosi può, anche se non di formazione recente, regredire con l'ipnosi. Il che non avviene mai con le terapie chimiche. I lievi miglioramenti che si ottengono con farmaci, sulle cavie o sull'uomo, si possono spiegare con un transitorio effetto placebo. Su tale effimero e lieve risultato positivo influisce anche la convinzione, la fiducia che ha lo sperimentatore di ottenere un determinato risultato. Ciò anche non volendo tener conto di brogli e falsi (che tuttavia si sono, con una certa frequenza, riscontrati).
3) La dimostrata possibilità di regressione dell'arteriosclerosi ha un incommensurabile importanza, tale da dovere almeno indurre le strutture mediche a controllare i casi presentati e a praticare accurate ricerche per accertare tale verità. Si tratta della possibilità di salvare da morte o da invalidità milioni di persone, e di evitare l'amputazione degli arti inferiori a un'infinità di pazienti.

Caso 5 — Vitalia M. — Stenosi e insufficienza mitralica — Giovane donna, madre di 4 bambini, venne dimessa da un reparto cardiologico dopo alcuni mesi di esami accurati, con la diagnosi di grave insufficienza e stenosi mitralica, in condizioni di scompenso permanente. Le avevano detto che era urgente farsi operare e le avevano consigliato Torino. Ma la paziente, in condizioni di estrema debolezza e deperimento, aveva paura dell'operazione e così aveva trascorso forse un anno quasi sempre a letto in casa sua, e assai spesso ricoverata all'Ospedale. Quando era a casa si susseguivano le chiamate urgenti, di giorno e di notte, perché ogni tanto le veniva un collasso, col battito cardiaco impercettibile, tanto che sembrava dovesse morire da un momento all'altro. Per di più era rimasta di nuovo incinta, nonostante il cardiologo glielo avesse insistentemente sconsigliato. Il suo stato era inoltre ulteriormente aggravato dal marito che la maltrattava in varie maniere; tanto che a un certo punto tornò, coi propri bambini, dai suoi genitori.
In occasione di un ennesima chiamata proposi alla paziente di praticarle l'ipnosi. Acconsentì volentieri, incoraggiata in ciò anche dalla madre. Fin dalla prima seduta, con l'ipnosi profonda in amnesia completa, ebbe un miglioramento notevole. Le praticai alcune sedute e migliorò tanto da poter sbrigare di nuovo le faccende di casa, aumentò di peso, e non ebbe mai più alcuna sensazione molesta al cuore, né alcun fenomeno di scompenso.
Negli ultimi mesi di gravidanza la avviai al Reparto Cardiologico ove era stata ricoverata varie volte. Ella stessa mi raccontò che quando il primario la vide la rimproverò subito per non aver evitato la gravidanza, dicendole che non ce l'avrebbe fatta. E lei tranquilla e sorridente ascoltava il professore, che appena le ebbe visitato il cuore si mostrò molto sorpreso di averle riscontrato un miglioramento inaspettato. Mi assentai per alcune settimane e al rientro seppi che era stata ricoverata in Ostetricia e che aveva partorito proprio il giorno precedente. Andai a vederla e la trovai in ottime condizioni, di buon umore, che faceva colazione seduta sul suo lettino. Mi disse che aveva avuto un parto felicissimo e pressoché indolore.
Continuò a star bene per qualche anno. Si riconciliò col marito e tornò ad abitare nella loro casetta, ove sbrigava da sola tutte le faccende domestiche. In seguito mi accorsi che deperiva di nuovo, che era depressa, sebbene non accusasse alcun disturbo al cuore. Era dispeptica e ansiosa per cui le proposi di rifare alcune altre sedute, ma non volle, perché il marito col quale di nuovo bisticciava spesso, mostrava di non gradirlo. Venne ricoverata e morì all'ospedale, senza che si fosse ben potuta chiarire la causa della morte.

Note: 1) Nei vizi vascolari gravi, essendoci una grave alterazione anatomica, qual è la distruzione o il raggrinzimento di una valvola, o una sclerosi grave o altra lesione che restringe in modo notevole un'arteria o un orifizio, è ovvio che l'ipnosi non può restituire ad integrun l'organo leso.
È tuttavia probabile che, eliminando gli spasmi che spesso accentuano la stenosi, si ottenga un notevole rilassamento e allargamento dell'orifizio o del lume vasale stenosato, conseguendo un sufficiente ripristino funzionale. Lo stesso fenomeno si riscontra assai spesso nelle stenosi del piloro e del cardias, che poi si eliminano o con antispastici o con l'ipnosi.
2) Tutte le gestanti cardiopatiche, con un adeguato trattamento ipnotico, non solo supererebbero con scarso rischio lo scoglio della gravidanza e del parto, ma ne avrebbero un notevole miglioramento per tutta la vita. Ne sarebbe inoltre avvantaggiato notevolmente il nascituro.
3) Nell'eventualità poi che per un cardiopatico si ravvisasse l'opportunità e l'urgenza di un qualche intervento, sia al cuore sia in altri organi, l'ipnoterapia ridurrebbe al minimo i pericoli dell'anestesia e dell'intervento, e si avrebbe una guarigione postoperatoria assai rapida e senza complicanze.

Caso N. 6 — Luisa C. — Tromboflebite in puerperio — Una giovane madre dopo il parto ebbe una grave tromboflebite alla gamba sinistra. Dimessa migliorata dall'Ospedale, dopo alcuni mesi presentava ancora una notevole dolorabilità dell'arto che si manteneva ingrossato e si appesantiva ancor più se rimaneva in piedi anche per breve tempo. Ripresentatasi all'ospedale le avevano consigliato un nuovo ricovero, per esaminare la possibilità di un intervento e l'avevano allo stesso tempo avvertita che era difficile guarire perfettamente.
Siccome alcuni anni prima avevo curato con l'ipnosi, con ottimo esito, un suo fratello affetto da una grave nevrosi, venne da me. Fin dalla prima seduta si sentì assai meglio. Dopo solo altre due sedute, cessò tutta dolorabilità, scomparve la tumefazione e poté riprendere le sue abituali attività.

Note: 1) Mi sono capitati vari pazienti presentatisi per la cura con l'ipnosi, per varie malattie, che avevano anche qualche postumo molesto per tromboflebite pregressa o ancora in atto. Quasi costantemente ebbero la scomparsa dei sintomi e la completa guarigione. È probabile che con le difese organiche, che vengono sempre rafforzate con l'ipnoterapia, vengano eliminate le infezioni e i trombi che ostacolano la circolazione del sangue.
2) Sono ora molto frequenti anche le flebiti, le vene varicose, e le emorroidi, che si formano a causa della depressione mentale, dello scoraggiamento, degli stress che provocano la diminuzione del tono delle pareti venose, che quindi si sfiancano producendo varici ed emorroidi. Con l'ipnosi che dà fiducia ed energia, le pareti venose riacquistano il tono normale, e fanno rientrare varici ed emorroidi, a meno che non vi siano già alterazioni tanto gravi da non poter essere reversibili. Avviene altrettanto nelle arterie, che indebolendosi e rilassandosi, formano gli aneurismi. Una donna, con un grosso aneurisma alla carotide, curata e migliorata con l'ipnosi per altre malattie, si vide scomparire anche l'aneurisma.

Caso N. 7 — Antonio D. — Esiti di emiplegia, ipertensione, paresi — Uomo di circa 50 anni, funzionario statale, venne da Nuoro per vari disturbi che lo tormentavano da parecchi anni. Nel 1966 aveva avuto un'emiplegia totale, che per fortuna si era risolta in poco tempo, senza lasciare postumi. Ebbe una recidiva circa dieci anni dopo, che ebbe ugualmente un esito favorevole, lasciandogli tuttavia dei postumi: costante ipertensione, qualche difficoltà nei movimenti e un notevole senso di malessere che non lo abbandonava mai. Prima della seduta aveva mantenuto una fisionomia di tristezza e di depressione.
Risultò abbastanza ricettivo all'ipnosi. Dopo il risveglio si alzò lentamente dal divano sorridendo con espressione di benessere. Si stirò, fece movimenti con le braccia e alcuni passi, come a esaminare il proprio corpo, i muscoli e i movimenti. Disse di sentirsi bene.
Quando si ripresentò dopo una settimana per la seconda seduta, mi disse che non si era sentito così bene da monti anni. Era infatti sereno e sempre sorridente. Mi raccontò che quando lo andò a trovare il suo medico di fiducia (che era anche un suo carissimo amico e vicino di casa) gli applicò lo sfigmomanometro e gli misurò per tre o quattro volte la pressione. Quando ebbe finito di gonfiare e sgonfiare gli disse: «Ma sai che non ci capisco nulla. Ti sto prendendo la pressione da molti anni e mai te l'ho trovata a meno di 150; per lo più a 160, 170, 180. Oggi te l'ho misurata e rimisurata varie volte e mai supera i 140 /mm.!».
Non si presentò per la terza seduta. Mi telefonò che non era potuto venire perché era stato inviato in missione fuori residenza: mi assicurò che continuava a sentirsi sempre in perfette condizioni.

Note: 1) Mi è capitato infinite volte di constatare la normalizzazione della pressione o con l'ipnoterapia o con sopravvenute situazioni psicologiche favorevoli.
Molti specialisti invece, una volta accertata affrettatamente l'ipertensione, (che è sempre emotiva), prescrivono gli ipotensivi, con l'avvertenza di prenderli puntualmente a tempo indeterminato, controllando continuamente la propria pressione sanguigna. Nascono così e si moltiplicano gli ipertesi a vita. 2) Ammesso che l'ipertensione è frequentissima e che è considerata il nemico n. I dell'umanità, (facilità l'insorgenza dell'arteriosclerosi, dell'infarto, delle vasculopatie, delle trombosi, delle emorragie cerebrali ), non sarebbe conveniente praticare in gruppo a tutti gli ipertesi o l'ipnosi o almeno il training autogeno?
Nei paesi industrializzati le malattie del cuore e dei vasi sanguigni costituiscono quasi la metà delle cause di morte. Infatti muoiono falciati da tali malattie poco meno di quanti ne muoiono complessivamente per tutte le altre malattie messe insieme, compresi i morti per tumori e per cause accidentali. La percentuale di tale mortalità è tanto più alta quanto maggiore è il progresso tecnologico-industriale e il benessere economico di un paese. Il paradosso è infatti questo; le spese per la ricerca, per la prevenzione e per la cura di tali malattie, si è, nei paesi più progrediti, forse centuplicata negli ultimi trent'anni, senza che negli stessi anni si sia verificata alcuna sensibile contrazione nella morbilità e nella mortalità per tali malattie.
Le cardiopatie, per comodità di studio, sono state suddivise nei seguenti gruppi principali: arteriosclerosi, ipertensione, coronaropatie, vasculopatie. Si tratterà il più brevemente possibile di tali gruppi quant'è necessario per confermare ancor più che la loro causa determinante è sempre e solo quella psicologica: l'infelicità.